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Le feste de l'Unità

July 21
49 mins

Episode Description

Le Feste de l’Unità si organizzano in Italia da ottant’anni. In questa puntata de L’ombelico di un mondo, Francesco Guccini ci riporta alle feste bolognesi della metà degli anni ’60 e racconta lo stupore dei suoi studenti americani, abituati a un’immagine cupa e minacciosa del comunismo, quando si trovarono davanti militanti sorridenti che offrivano loro coccarde e bicchieri di vino.

Ma le Feste furono molto più di un appuntamento popolare. Furono un’espressione concreta della rinascita nazionale. Dopo il 25 aprile 1945, con la fine della guerra e della dittatura, l’Italia si scoprì attraversata da un desiderio profondo di riconciliazione e da una voglia diffusa di libertà. In quel clima di entusiasmo collettivo, il Partito Comunista Italiano rilanciò l’Unità non solo come quotidiano, ma come simbolo della ricostruzione democratica.

A pochi mesi dalla Liberazione, nel luglio del 1945, l’Unità annunciò la nascita dell’associazione “Amici de l’Unità“, nata per sostenere la diffusione del giornale in un paese che usciva dalla clandestinità e si affacciava alla democrazia. In autunno partì la mobilitazione: le Settimane de l’Unità, cominciate in Veneto e Friuli, si estesero presto all’Emilia-Romagna e alla Lombardia. Era l’inizio di una campagna di promozione e presenza capillare che avrebbe attraversato i decenni.Proprio in quel clima di ricostruzione e speranza nacquero le prime Feste de l’Unità. In Veneto, fin da subito, si trasformarono in eventi di massa. Restò celebre la parata galleggiante sul Canal Grande, a Venezia, nell’estate del 1946: fu definita “la prima notte luminosa” dopo anni di buio.

Chi lavorava come volontario lo faceva con passione e spirito di emulazione: si voleva superare la festa dell’anno precedente, fare meglio della sezione vicina. Ma non era solo competizione. Era un modo per dimostrare, con i fatti, che quel modo di stare insieme e fare politica era giusto, concreto, efficace.

Le Feste si diffusero in tutta Italia, richiamando ogni anno milioni di persone. Non erano soltanto eventi politici: erano riti collettivi, accanto al cibo c’erano momenti di cultura, teatro, musica, dibattito. Occasioni in cui si rafforzava il legame con il territorio e si costruiva un’idea di Paese più giusta, più partecipata, più solidale.

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