Episode Transcript
Mario Seminerio: Benvenuti o bentornati a phastidio podcast la settimana phastidiosa il compendio delle notizie che hanno attirato la mia attenzione e che ho approfondito sia attraverso articoli sul mio sito phastidio.net che sui miei social potete ascoltare questo podcast sulle principali piattaforme e sulle app di aggregazione del feed rss vi invito se il podcast è di vostro gradimento a mettere un congruo numero di stelline e iscrivervi, cliccando sulla campanella o sul segno di spunta della piattaforma che utilizzate, per ricevere notifica immediata di nuove puntate e favorire la diffusione del podcast.
I sostenitori su Spreaker e su YouTube possono ascoltare il podcast in anteprima e senza pubblicità.
Allora siamo come ogni settimana all'aggiornamento della trampeide, questa puntata c'è abbastanza da dire perché pare che i frutti stiano lentamente maturando, ad esempio per quanto riguarda l'accordo con l'Unione Europea c'è come sempre la possibilità che quell'accordo si sia già prodotto quando ascolterete questa puntata, come sempre portate pazienza perché ovviamente gli aggiornamenti non avvengono in tempo reale.
Allora ci sono voci di un accordo con un dazio onnicomprensivo, la famosa tariffa reciproca almeno nella definizione di Trump del 15%, che quindi sarebbe superiore al 10% che esponenti dei governi dell'Unione dicevano potessero farsi bastare, pur di rimuovere l'incertezza, a me poi questi numeri lasciano sempre più perplesso ma ci sarà modo di parlarne, quindi una tariffa del 15%, il che vuol dire ad esempio, se le cose andranno effettivamente così, che le auto passerebbero dall'attuale 27,5% al 15%.
Naturalmente il diavolo si nasconde nei particolari Il che vuol dire che le cose più importanti da osservare saranno essenzialmente due.
La prima l'introduzione di un eventuale sistema di quote, cioè di un numero massimo di unità importabili che beneficiano del ridotto valore della tariffa.
Sopra quel volume la tariffa si impenna.
Il secondo punto centrale che sarà di rimente per dare un giudizio sull'accordo saranno le esenzioni, già si sente parlare di esenzioni sugli alcolici, sugli aerei a livello di componentistica perché gli americani ne avrebbero bisogno eccetera eccetera.
Staremo a vedere girata voce in settimana che i tedeschi stessero lentamente allineandosi alla linea dura francese, linea dura almeno a parole perché ripeto francesi invocano l'attivazione dello strumento anticoercizione che è effettivamente l'opzione nucleare.
Poi però abbiamo visto in passato quando Trump minacciava di mettere degli extradazzi sugli alcolici francesi che i francesi erano venuti a più miti consigli.
Comunque vedremo, Von der Leyen ha fatto sapere che lo strumento anticoercizione non è ancora maturo per essere utilizzato, però nel frattempo hanno realizzato una lista di un centinaio di miliardi di euro di controvalore di merci americane da colpire in caso di mancato accordo e quindi vedremo nei prossimi giorni o magari perché no nelle prossime ore.
Però in questi giorni sono venuti a maturazione alcuni accordi ad esempio l'accordo col Giappone, Giappone che dal punto di vista politico si trova nel caos perché come avrete forse visto e come vi anticipavo si sono tenute le elezioni per la cosiddetta Camera Alta giapponese dove la maggioranza uscente di governo guidata dal Partito Liberale Democratico che è una sorta di democrazia cristiana giapponese sia per quanto riguarda la longevità che l'eterogeneità delle posizioni dei suoi membri anche per eventuali fatti di corruzione che derivano da una persistente presenza al potere, ebbene costoro assieme al partito junior partner di coalizione come Ito, hanno perso la maggioranza anche alla Camera Alta, ci sono voci di dimissioni dell'ana trazopata, ma più che anatrazopata, dell'ana tramorta, il premier Shigeru Ishiba, ebbene l'accordo tra Stati Uniti e Giappone prevede, e questo oramai è diventato un modello, un template, darsi al 15% senza quote il che è abbastanza interessante, ma questa è la cosa che mi lascia più perplesso in termini di sovranità, ma anche in termini di fattibilità economica, Trump ha detto che verrà creato un fondo del valore di 550 miliardi di dollari con fondi giapponesi che investiranno negli Stati Uniti attenzione dietro istruzione di Trump per cui siamo non so se siamo all'incrocio tra il delirio di onnipotenza e l'abdicazione della sovranità nazionale da parte del Giappone probabilmente investire in segmenti di mercato che abbiano valenza strategica per entrambi i paesi come potrebbe essere quello dei semiconduttori, il che potrebbe anche voler dire, visto che l'ultima volta che ho controllato il Giappone risultava un'economia di mercato e quindi le decisioni di investimento vengono prese dalle imprese non dallo Stato, lo Stato giapponese può mettere ad esempio delle garanzie su prestiti contratti nella libera decisione e determinazione delle imprese private, però stiamo parlando di 550 miliardi di dollari che sono oltre il 10 per cento del prodotto interno lordo giapponese, dietro istruzioni di Trump come recita il commento di Trump medesimo.
Quindi Questa è una cosa che essenzialmente mi lascia tra il basito, il perplesso e l'incredulo.
Vedremo come si svilupperà anche perché per passare una cosa del genere ci vuole sicuramente un voto parlamentare e vedremo come andrà a finire.
Poi Trump ha detto che i giapponesi apriranno il loro mercato ai prodotti statunitensi, ad esempio per quanto riguarda le auto, verranno meno tutte le famose barriere non tariffarie di cui a onor del vero I giapponesi sono sempre stati dei maestri e anche dei precursori rispetto alla Cina, io mi ricordo negli anni 90, che gli americani ammattivano rispetto alle barriere non tariffarie giapponesi con tutto quello che poi che ne conseguiva ma anche prima negli anni 80 a livello di attriti che poi sono sfociati in iniziative di un certo tipo da parte degli americani.
Quindi un primo ministro che più che un'anatra azzoppata e un'anatra morta dovrebbe come minimo portare al voto del Parlamento queste garanzie, poi magari saranno contributi diretti, vedremo, di 550 miliardi di dollari per fare investimenti negli Stati Uniti dietro istruzioni di Trump.
E qui c'è un punto da segnalare.
Si potrebbe anche dire Trump è coerente nel senso che sta cercando di drenare capacità produttiva e manifattura dal resto del mondo e farla reinsediare negli Stati Uniti qualcuno direbbe per comprimere il deficit commerciale bilaterale.
In realtà se andiamo a prendere un libro di testo di economia come molto opportunamente ha ricordato Paul Krugman in uno degli ultimi post sul suo Substack In realtà c'è una identità contabile che dice che praticamente il deficit commerciale di un paese è uguale all'investimento diretto dall'estero in quel paese e viceversa.
Quindi se noi prendiamo per buona questa identità contabile all'aumentare dell'investimento diretto estero giapponese negli Stati Uniti dovrebbe parallelamente aumentare il deficit commerciale bilaterale degli Stati Uniti nei confronti del Giappone.
Qual è il canale attraverso il quale si realizza tutto ciò?
Il cambio.
Perché praticamente l'afflusso di beni capitali e comunque di investimenti di denaro negli Stati Uniti eserciterebbe pressioni rialziste sul dollaro che tenderebbero in virtù di principi di arbitraggio eccetera eccetera a neutralizzare raggiungere il punto di equilibrio se i mercati fossero perfettamente operanti senza interferenze e manipolazioni della politica raggiungerebbero il punto di equilibrio con un aumento del deficit commerciale bilaterale degli Stati Uniti nei confronti del Giappone in misura pari all'aumentato investimento diretto giapponese negli Stati Uniti.
Però voi sapete che di questi tempi alla Casa Bianca ed intorni si parla molto della onerosità, dell'onere eccessivo del dollaro si è fatto molto per promuoverne il deprezzamento ma in realtà il deprezzamento che si è verificato nel primo semestre del 2025 è avvenuto in conseguenza probabilmente di fughe degli investitori o di aumento della quota degli investimenti negli Stati Uniti esteri coperta a cambio coperto.
Quindi vedremo, mancano dettagli, però Sull'annuncio, malgrado tutti i casini in cui il Giappone si dibatta attualmente, la borsa di Tokyo ha fatto un mega strappo.
Soprattutto c'è stato un mega strappo dei costruttori automobilistici.
Uno dice vabbè questo gli addetti ai lavori lo chiamano in maniera un po' logora e stucchevole relief rally, cioè il rally dei sollievo, cioè le notizie effettive sono migliori o meno peggiori di quello che si teneva per cui si recupera, però parallelamente all'aumento robusto delle quotazioni dei costruttori giapponesi continua a verificarsi una sofferenza delle quotazioni dei costruttori automobilistici statunitensi.
Qualcuno girava molto diciamo un grafico o una tabella di alcuni commentatori che è stata rilanciata da molti sui social praticamente il ragionamento di fondo è in questo momento i costruttori automobilistici statunitensi devono pagare un sacco di soldi per quanto riguarda i dazi su acciaio e alluminio oltre che su altre componenti della produzione automobilistica Questo zavorra i costi della produzione automobilistica domestica negli Stati Uniti per cui hai visto mai che a un certo punto saranno proprio ad esempio i giapponesi che andranno ad avvalersi di questo dazio omnia del 15 per cento senza quote determinare uno spiazzamento della produzione automobilistica domestica degli Stati Uniti.
Ora io non so cosa rispondere a tutti coloro che mi hanno chiesto un giudizio su questa possibile dinamica perché in prima battuta io riterrei che se non è Trump a essere così stupido probabilmente qualcuno tra i suoi consiglieri economici non è così stupido e gli fa presente che Questa è una manovra autolesionistica, però al contempo vorrei anche evitare di sopravvalutare la razionalità e di sottovalutare la stupidità di tutti i psicofanti che razzolano nei giardini della Casa Bianca ed intorni, quindi la cosa diventa anche abbastanza affascinante.
E anche qui la giuria è ancora riunita come direbbero gli anglosassoni e aspettiamo ulteriori esiti.
Però questa settimana come follow-up dell'accordo commerciale tra Stati Uniti e Vietnam è uscita la notizia riportata da Bloomberg che in Vietnam è stato preparato un report da parte di un'agenzia governativa tecnica commissionato dal primo ministro vietnamita che valuta, che realizza una sorta di analisi d'impatto dei dazi, il famoso 20% di tariffa di base che sale al 40% in caso le esportazioni vietnamite abbiano un eccesso di componenti cinesi, una sorta di applicazione delle regole di origine, anche se bisogna tenere presente che non avendo noi, nessuno, letto in filigrana il testo dell'accordo perché, ripetita Juvent, gli accordi commerciali richiedono molto tempo, molte pagine, molti dettagli e soppesare semanticamente le parole che vengono messe nero su bianco non si sa nulla, non si sa chi farà la verifica delle componenti per capire le regole di origine, non si sa qual è la soglia che determinerà il raddoppio del dazio, non si sa nulla, però questo rapporto tecnico finito sulla scrivania del premier vietnamita ipotezza uno scenario, il peggiore scenario possibile, il worst case scenario in cui i dazi vengono interamente sopportati dagli esportatori vietnamiti e giunge alla conclusione che i dazi tra il 20 e il 40 per cento abbatterebbero i ricavi da export fino a 37 miliardi di dollari cioè praticamente un terzo del totale dell'export vietnamita verso gli Stati Uniti, colpendo dei settori chiave.
Quindi la filiera dell'elettronica rischia l'estinzione, secondo questo report, nell'ipotesi in cui il dazio tra 20 e 40 per cento venisse interamente assorbito dai produttori vietnamiti, il tessile, macchinari, calzature, arredamenti Quindi si tratta di numeri che sono abbastanza inquietanti oltre che angoscianti.
Eppure noi avevamo riscontro che il Vietnam, magari ho torto collo, avesse gradito questa sorta di accordo.
Però non lo so, vedremo.
come andrà a finire?
Ripeto, la stima è che su 120 miliardi di dollari di export vietnamita negli Stati Uniti dati del 2024 se ne perdono 37 nell'ipotesi in cui il Dazio venga interamente caricato sul groppone degli esportatori vietnamiti.
Forse non è così realistico, forse sarà una via intermedia, però staremo a vedere.
Poi Trump, torniamo un attimo sul discorso del maxidazio minacciato da Trump sul Brasile, il dazio del 50% malgrado gli Stati Uniti non abbiano un deficit bilaterale con il Brasile ma abbiano addirittura un surplus bilaterale con il Brasile.
Quindi si è detto che le motivazioni, le motivazioni confessate da parte di Trump medesimo sono la presunta persecuzione di cui sarebbe fatto oggetto l'ex presidente sodale di Trump Jair Bolsonaro da parte della magistratura brasiliana, infatti gli Stati Uniti hanno revocato i visti di ingresso nel loro territorio a questi giudici, quindi ci sono delle componenti extra economiche che con il commercio internazionale nulla centrano e che quindi dovrebbero irritare non poco puristi protezionisti, falchi protezionisti, perché Trump si sta prendendo delle licenze poetiche nel tentativo di diffondere diciamo i suoi piccoli cloni in giro per il mondo.
Ci sono stati anche alcuni osservatori che hanno detto pensate che il dazio bilaterale con la Turchia degli Stati Uniti è di solo il 10 per cento, è una delle minori una delle minori tariffe che sono in circolazione, malgrado l'autocrate turco Erdogan incarceri i suoi oppositori e coloro che potrebbero realisticamente succedergli se si andasse a elezioni.
Allora la conclusione, conclusione di Ed Lewis che è l'editor per gli Stati Uniti del Financial Times, cittadino britannico che vive negli Stati Uniti, fortemente critico, e come si potrebbe essere favorevoli a meno di essere un idiota italiano, al trumpismo che dice Trump non mette penalità a carico di Erdogan perché Erdogan fa arrestare i suoi oppositori, peraltro poi in Brasile la magistratura è formalmente autonoma dal potere politico, anche in Turchia è formalmente autonoma dal potere politico, però come vedete una certa porosità magari avanza.
Quindi Trump non è che combatte le autocrazie, combatte a favore di aspiranti autocrati, quindi questo è un elemento che porta l'azione di Trump sul commercio internazionale in ambiti che con il commercio internazionale nulla c'entrano e quindi questa è una cosa di cui tenere presente.
Peraltro Trump ama talmente gli autocrati, gli uomini forti, il culto della personalità, i leccastivali eccetera eccetera che Questa settimana, e questa era una cosa che mi aspettavo accadesse perché non poteva essere altrimenti, è stato annunciato, è stata annunciata una serie di ordini esecutivi che liberalizzano, se così possiamo dire, l'attività di ricerca sviluppo e applicazione dei modelli di intelligenza artificiale, ma In uno di questi ordini esecutivi è scritto che l'amministrazione Trump accetterà come controparte negli appalti pubblici solo modelli di intelligenza artificiale che rispettino, virgolette, la verità oggettiva che per definizione non esiste, la transeat, e siano virgolette privi di bias ideologico, cioè tradotto abbiano un bias ideologico identico a quello di Trump, il che vuol dire che Trump è palesemente invidioso degli uomini forti, dei dittatori, delle democrature ma più probabilmente delle autocrazie.
Ricordiamo che I modelli large language model di intelligenza artificiale che operano in Cina basati in Cina su cloud cinesi sono depurati o detto in altri termini contaminati dall'ortodossia di regime.
Quindi Trump che cerca la verità oggettiva a me fa veramente tenerezza riuscire a leggere ancora di gente che cerca la verità oggettiva.
privi di bias ideologico che non sia il suo, che vuol dire che Trump praticamente è proteso e lanciato in questa sua incoercibile fascinazione per gli uomini forti questo tentativo di creare il ministero della verità.
Io veramente credo che se George Orwell fosse ancora vivo i nostri giorni sarebbe deliziato o probabilmente terrorizzato o forse deciderebbe di morire nuovamente per non vedere quello che vede.
Perché qui veramente la realtà va ben oltre, la fiction va ben oltre la letteratura.
per quanto riguarda l'altro elemento di base che sottende e regge gli uomini forti e il loro culto, poi sapete, ve ne avevo parlato già nella puntata precedente, che Trump è in grossa difficoltà per gli Epstein Files, quindi il suo nome c'è all'interno degli Epstein files, le sue frequentazioni con Epstein sono talmente visibili e manifeste che anche il tentativo di cancellarne le tracce è maldestro e ridicolo, però la base maga non la mangia questa foglia, perché han deciso di non essere vegetariani su questo aspetto e stanno rumoreggiando, quindi Trump ha praticamente ordinato a tutti i suoi lacche di agire e quindi è uscita la tesi spinta massimamente dalla direttrice dell'intelligence nazionale Tulsi Gabbard secondo cui sarebbe stato Barack Obama a cospirare continuativamente per danneggiare negli scorsi anni praticamente Donald Trump.
Siamo arrivati al punto che l'entourage di Trump ha messo in diffusione un video deepfake che mostra l'arresto di Barack Obama nell'ufficio ovale a fianco a Trump da parte dell'FBI che sono secondo me si eccita Trump, perché lui sa perfettamente che nell'ufficio Ovale vedasi la famosa sceneggiata contro il povero Zelensky, che poi però gli ha preso le misure.
Quello è un momento fallocratico per quanto riguarda Trump, dove lui esibisce la sua potenza e il suo potere, però c'è anche, visto che il diavolo, non è che il diavolo si nasconde nei particolari, qui non ha nemmeno bisogno di nascondersi nei particolari, il motivo è presto detto.
Lo scorso anno c'è stata una sentenza della Corte Suprema che è attrazione conservatrice e ultraconservatrice nel rapporto di 6 a 3 e sostanzialmente ha suonato la campanella del liberi tutti per quanto riguarda l'attività presidenziale, cioè un presidente degli Stati Uniti nelle sue funzioni può fare praticamente di tutto, compreso l'assassinio di oppositori viene da dire.
Quindi, ammesso e non concesso che Obama abbia effettivamente cospirato ai danni di Trump per impedirne la ricandidatura e il ritorno alla Casa Bianca, Se lo avesse fatto, diciamo, durante le sue prerogative presidenziali, che non è possibile ovviamente perché si dice che praticamente Obama avesse lavorato dalla Casa Bianca per impedire la vittoria di Trump nel novembre 2016, sarebbe comunque protetto Obama da quella famosa sentenza della Corte Suprema.
Quindi qui si ricorre a strumenti inutilizzabili, però tutte o quasi tutte le reti americane con i loro teatrini dove ospitano pagliacci di questo esecutivo non parlano d'altro che del complotto di Obama ai danni di Trump nel tentativo disperato di sotterrare la patata.
ma non bollente radioattiva degli Epstein Files.
Non so come andrà a finire, però anche questo è un dato molto interessante.
Io volevo chiudere con alcune considerazioni.
Valuteremo quello che accade, cioè i termini della questione ora sono se Trump si è spostato su un dazio di base del 15% rispetto ai partner cosiddetti privilegiati, chi paga?
Perché la domanda che muove il genere umano e la storia è sempre quella, chi paga?
Pagano gli esportatori negli Stati Uniti?
pagano i distributori statunitensi, pagano i consumatori finali, paga un mix di tutto ciò.
Per ora noi stiamo vedendo dalle trimestrali, dalle semestrali, di società statunitensi che moltissime, quasi tutte, segnalano a gravi dioneri causati dai dazi E tra l'altro sempre Paul Krugman, che bisogna ricordare ha vinto un Nobel il commercio internazionale, non per il giardinaggio, quindi magari qualcosina da dire al riguardo ce l'ha, ha fatto notare che dalle statistiche ufficiali statunitensi dei prezzi all'importazione, prezzi che tra l'altro sono già depurati dai dazi attenzione, si nota nell'ultimo valore tendenziale che i prezzi all'importazione dei non combustibili e non carburanti depurati dai dazi sono in lieve aumento anno su anno.
Ebbene ci si aspetterebbe se fossero gli esportatori che questi prezzi fossero in riduzione pari all'entità del dazio.
Così non è.
quindi noi vedremo l'interpretazione più banale, più common sense, è che praticamente i distributori americani avendo riempito di scorte i magazzini stiano attingendo a quelle e stiano probabilmente rilasciando eventuali aumenti solo molto gradualmente.
Il che vuol dire che siccome le scorte non sono infinite e siccome l'idea di Trump di rilocalizzare negli Stati Uniti non è una cosa che si mette in microonde durante una notte di luna piena e la mattina dopo siamo tutti pronti come i famosi reattori che qualcuno ambisce ad avere in Italia, bisogna capire se, come sempre accade in economia, come molto spesso accade in economia, i fenomeni a un certo punto smettono di essere lineari, c'è un break della linearità, c'è un break strutturale dove la linearità viene meno.
Cioè detto in maniera meno esoterica e più comprensibile arriva il momento in cui i magazzini degli importatori americani ai prezzi ante dazi sono vuoti e quindi a quel punto volenti o nolenti bisogna applicare gli aumenti di prezzo.
Peraltro questa settimana c'è stata una indagine del Wall Street Journal su i due maggiori retailer americani Amazon e Walmart che hanno la multicanalità quindi competono in maniera abbastanza diretta l'uno contro l'altro.
I risultati non sono univoci perché si osserva un aumento dei prezzi piuttosto robusto da parte dei beni delle merci a minor valore unitario e maggior frequenza di consumo beni domestici da parte di Amazon e invece un aumento del 5% da inizio anno da parte di Amazon su questo paniere di beni di largo consumo domestico e basso valore unitario cui si contrapone invece un calo degli stessi beni venduti da Walmart nella misura del 2% quindi Questi dazi sono i dazi di Schrödinger perché non si sa se i prezzi aumentano, se i prezzi scendono, quale canale li fa aumentare, quale canale li fa diminuire.
Quindi tutto quello che noi possiamo ipotizzare in questo momento per definizione non è conclusivo.
Però fatemi concludere, in realtà c'è qualcosa di conclusivo, questa sezione del podcast dedicata alla trampeide perché è durata anche molto, i mercati, i mercati continuano a salire.
che continuano a salire solo negli Stati Uniti, salgono anche in Europa, salgono anche in Giappone con questo relief rally, salgono in Corea del Sud perché dicono beh anche noi potremmo agganciarci a questo carro di questo meraviglioso accordo con dazi minimi al 15%.
Come si spiega tutto ciò io realmente non ne ho idea, però la cosa su cui ho idea è altra, cioè che si sta verificando in questo periodo una vera e propria esplosione di un fenomeno di gamification, di trading del retail, i tossici del retail, Se guardate c'è un'esplosione di attività dei prediction market che sono quelle piattaforme dove voi scommettete usando per lo più dei token in criptovalute su determinati esiti del tipo Powell fuori dalla Fed entro quest'anno, inflazione a x per cento piuttosto che a y per cento e c'è un'esplosione delle prediction platform Poi c'è questa generale gamification di borsa dove praticamente il retail si compra i ribassi anche se i ribassi non sono tali.
Poi ci sono le immancabili crypto.
Allora ci sarà un fil rouge in tutto ciò?
Io ho l'idea, ho l'impressione che il fil rouge sia quello di una ludopatia finanziaria planetaria che avanza.
Se avanza questa ludopatia finanziaria planetaria è coerente il fatto che ci siano delle borse che lottano contro il declino, tipicamente la City di Londra, che stiano valutando di aprire una consultazione e uno studio di fattibilità sulla possibilità di restare operative H24 con tutte le criticità che ci sono per quanto riguarda la liquidità, il funzionamento dell'infrastruttura, il settlement eccetera.
Non è banale tenere aperto un mercato H24 però se le crypto sono aperte H24, se le prediction platform che hanno come motore di moneta di scambio dei token sono aperti H24, se praticamente sta diventando tutto meme stocks, non è più solo i tempi pionieristici di GameStop, tra un po' anche l'azione JP Morgan diventerà praticamente è una meme stock.
Questa è un po' una forzatura, però servirebbe a darvi l'idea di quello che percepisco.
Allora andiamo avanti così, vediamo come va a finire.
Allora è chiaro che qui c'è sotto una bolla, ma non una bolla, diciamo, una bolla assolutamente incredibile, qualcosa di terrificante, qualcosa di assolutamente devastante.
Allora io ho chiuso la trampeide ma in realtà non ho chiuso la pagina degli Stati Uniti perché volevo parlarvi di un fenomeno abbastanza problematico che è praticamente l'assalto dell'amministrazione Trump alla Federal Reserve nella persona del suo Presidente, ma è ovvio protempore, ma è ovvio che se attacchi il Presidente stai attaccando l'istituzione nella sua configurazione attuale.
Infatti, questo è un fatto molto interessante, Scott Bessent, il segretario al Tesoro, ha suggerito Una revisione generale per la Federal Reserve che andrebbe ben oltre l'attuale controversia sul costo dei lavori di ristrutturazione e andrebbe ben oltre la polemica sulla necessità di ridurre i tassi di interesse, investirebbe la sua operatività complessiva.
Infatti Bessent ha dichiarato quello che dobbiamo fare è esaminare l'intera istituzione della Federal Reserve e valutare se ha avuto successo.
Poi ha aggiunto, se questa fosse la Federal Aviation Administration e ci fossero stati tutti questi errori, certamente avremmo guardato e valutato cosa è accaduto.
Quindi questa posizione di Bessent, che potrebbe anche essere una mossa negoziale ispirata da Trump o suggerita da Bessent medesimo a Trump, in realtà è un cambio di passo nell'assalto dell'amministrazione Trump al Chair della Federal Reserve, Jerome Powell, ed è un cambio di passo ben più sofisticato di quello di Trump, perché non si limita a tentare di rimuovere il Presidente della Fed che è il primus inter pares in un collegio di 12 persone.
Punta a una revisione di ruolo e procedure della Banca Centrale.
Bessent è considerato tra i papabili a succedere a Powell, secondo qualcuno potrebbe addirittura farlo conservando anche il ruolo di segretario al tesoro, il che sancirebbe la fine dell'indipendenza della banca centrale statunitense.
Secondo altri Bessent ha sin qui avuto un ruolo di moderatore delle pulsioni più istintivamente demolitorie di Trump, comunque sia Avete visto il tentativo di rimuovere Powell per causa, cioè il costo della ristrutturazione.
Abbiamo avuto anche la scenetta di Trump e suo codazzo di sicofanti che si sono recati a visitare i lavori con tanto di caschetto anti-infortunistico da cantiere guidati da un perplesso Powell che scuoteva la testa di fronte ai numeri 3,1 miliardi ha detto Trump al che Powell ha ribattuto sì ma attenzione perché qui in questa cifra c'è dentro anche un edificio che in realtà è stato ultimato cinque anni fa e soprattutto bisogna considerare che gli extracosti io non faccio il difensore d'ufficio di nessuno però mi vien da pensare che quando tu hai un edificio molto vecchio come il Mariner Eccles di Washington della Fed ha problemi di amianto, problemi di piombo nel sistema idraulico, addirittura problemi di fondamenta, la prima cosa, la più banale cosa che ti puoi attendere è che vai a sforare drammaticamente i preventivi.
Però questo tentativo è andato a vuoto, quindi mi pare che l'attacco di Bessent in quanto ex operatore dei mercati finanziari perché Bessent ha lavorato con George Soros quindi come vedete non so come abbiano fatto i MAGA ad accettarlo ma va bene viviamo in un'era di cortocircuiti.
Questa è un tentativo di assalto molto più insidioso anche perché se tu rimuovi Powell ne hai altri 11 soggiogare.
Se invece vai a cambiare attraverso, passando attraverso il congresso, almeno fin quando non arrivi al midterm, il modo in cui la Fed opera, allora hai maggiore possibilità di fare quello che vuoi.
Poi però Bessent nel corso di questa intervista ha anche aggiunto un passaggio dicendo alla Fed stavano alimentando la paura riguardo ai dazi, finora abbiamo visto molto poca se non addirittura nessuna inflazione.
Quindi io penso che la situazione sia che questi alla Fed non riescono a liberarsi di una certa mentalità e poi aggiunge perfidamente tutti questi PhD laggiù non so cosa facciano.
Quindi si punta, almeno da queste dichiarazioni di Bessent al regime change, sulla spinta dell'assoggettamento dalla banca centrale all'esecutiva, un tema molto caro alle forze populiste.
In settimana è uscito sul Financial Times un editoriale di Andy Haldane, che è un economista già membro del Monetary Policy Committee della Bank of England, che tra le altre cose dice I banchieri centrali più che i periodici scoppi di inflazione temono il fenomeno detto di dominanza fiscale, cioè quella in cui le esigenze di bilancio pubblico assoggettano la banca centrale alla monetizzazione diretta del deficit oppure al mantenimento di tassi di interesse artificiosamente bassi, il che vuol dire in ultima istanza che i conti vengono fatti quadrare a colpi di inflazione.
i conti pubblici sono a rischio, il contesto politico sociale è agitato, diciamo così, come di questi tempi, compare quello che potremmo definire populismo fiscale e il perfetto capro espiatorio del populismo fiscale sono le banche centrali, che rischiano di pagare il sostegno fornito durante le ricorrenti crisi almeno da un quarto di secolo a questa parte.
No, siamo partiti con Alan Greenspan che ha salvato l'America e il mondo durante lo scoppio della bolla delle dot com e siamo arrivati al covid.
Poi parleremo anche delle dinamiche delle espansioni terrificanti che sono avvenute sul piano fiscale monetario durante il covid.
Se inizialmente queste espansioni monetarie avevano giustificazione nella necessità di evitare una deflazione da caduta in depressione, cioè da crisi di instabilità finanziaria, quanto è accaduto durante il Covid ha segnato una vera e propria mutazione genetica che rischia di perseguitare le banche centrali e di abbatterle privandole della loro indipendenza.
Perché?
Durante il Covid è stata posta in essere una impressionante espansione fiscale, un vero e proprio helicopter money fiscale, che quindi non necessitava anche di una politica monetaria fortemente espansiva come invece abbiamo avuto.
L'abbiamo avuta perché serviva evitare il collasso sistemico delle istituzioni finanziarie.
ma questo fattore, questo fenomeno congiunto ha prodotto risultati impressionanti perché come ricorda Andy Haldane nel suo editoriale sul Financial Times il possesso di debito pubblico da parte delle banche centrali è arrivato a rappresentare quasi la metà del totale in Regno Unito e Giappone, quasi un terzo nella zona euro e un quarto negli Stati Uniti.
Questa, secondo Haldane, è stata una forma ancora lieve e indiretta di dominanza fiscale.
E, continua Haldane, non sorprende che il successivo smantellamento di queste misure sia stato costoso.
Il quantitative tightening, no?
È stato costoso perché l'aumento dei tassi è stato costoso.
esempio ha colpito il portafoglio titoli delle banche centrali.
Le banche centrali avevano in portafoglio titoli con cedole estremamente basse però si è trovata a pagare sulle riserve libere delle banche il tasso di interesse di mercato che era ben più elevato quindi si è creato un fortissimo sbilancio avverso nel quello che potremmo definire il margine di interesse della banca centrale anche se questo è un termine che si utilizza per le banche commerciali e questo ha portato in alcuni casi a un patrimonio netto negativo e a interrotto temporaneamente, almeno fin quando non verranno ricostituiti gli utili da signoraggio, la distribuzione di utili dalle banche centrali e tesori nazionali, che si sono trovati un buco aggiuntivo causato dal quantitative easing e dal successivo quantitative tightening.
Ma il quantitative easing è solo una delle strade che portano alla dominanza fiscale, l'altra ben più Problematica è la pressione a ridurre i tassi di interesse per abbassare il costo del servizio del debito.
Lo stesso Trump con la rozzezza che lo caratterizza è giunto a stimare un risparmio di interessi per 360 miliardi di dollari annui per ogni punto percentuale di riduzione dei tassi ufficiali.
Yes sir, ha risposto Bessent alla domanda di Trump che gli chiedeva se questo calcolo fosse corretto.
Però le banche centrali controllano direttamente solo i tassi a breve termine.
Se i tassi a breve termine vengono tagliati oltre quanto ritenuto compatibile col controllo dell'inflazione, si produce il rialzo dei rendimenti su tutto il resto della curva, soprattutto sulle scadenze lunghe, che sono quelle che incorporano il rischio inflazionistico.
Se aumenta, come già stiamo vedendo, fortemente il rendimento sulla parte lunga della curva, esercita un fenomeno depressivo sugli investimenti e sul mercato immobiliare.
Trump sta cercando di rivitalizzare il mercato immobiliare dicendo abbassiamo i tassi e la gente tornerà a fare mutuo e sì se non fosse che il mutuo caratteristico americano è il trentennale a tasso fisso non è uno legato al tasso sui depositi o al tasso della Fed.
Quindi ecco il punto La vita media del debito pubblico americano e non solo di quello americano si sta accorciando.
Negli Stati Uniti due terzi del debito pubblico attuale ha una scadenza inferiore ai cinque anni.
Lo scorso anno un terzo del debito emesso aveva scadenza inferiore a un anno.
Questi schemi di accorciamento della vita media del debito si stanno replicando a livello internazionale.
Il debito pubblico del Regno Unito ha una scadenza media ponderata di oltre 14 anni che però è in calo.
Perché?
Perché i fondi pensione non hanno più bisogno di comprarsi 30, 40, 50 anni di bond.
Perché sono passati dai piani a beneficio definito, dove tu debbi avere equilibrio attuariale con i tuoi flussi di cassa, ai piani a contributo definito, dove il rischio di mercato grava sulle spalle del lavoratore che accantona risparmio previdenziale.
Analoghi accorciamenti della vita media del debito pubblico si riscontrano in Canada, in Germania, in Francia, in altri paesi dell'Ocse.
Poi, sempre pescando dai dati di Andy Haldane, più del 40% dei 50.000 miliardi di dollari di debito sovrano in circolazione nell'Oxe dovranno essere rifinanziati nei prossimi tre anni.
Di fronte a curve dei rendimenti che si irripidiscono, perché non ci sono più i compratori naturali sulla parte lunghissima della curva, i fondi pensione, perché ci sono timori inflazionistici e quindi aumenta il premio a rischio sulla parte lunga della curva, i tesori nazionali accorciano l'emissione di nuovo debito.
Il che fiscalmente ha senso, almeno in prima battuta, però le conseguenze monetarie potrebbero essere maligne.
Attenzione!
Noi lo stiamo vedendo!
all'opera in modo traumatico in Giappone.
Trentennale massimo storico di rendimento decennale massimo degli ultimi lustri.
Nei giorni scorsi è uscita la notizia che i fondi pensioni olandesi che sono tra i maggiori al mondo per masse perché gestiscono 1500 miliardi di euro tra il 2025 e il 2028 scaricheranno 125 miliardi di obbligazioni a lungo termine in conseguenza della transizione a schemi non più a beneficio definito dove cioè l'importo della pensione è risaputo all'inizio della vita lavorativa ma a schemi a contribuzione definita dove il valore della pensione è aleatorio Quindi viene meno la parte di domanda al cosiddetto habitat preferenziale sulla parte lunga e ultra lunga delle curve.
Accorciare le scadenze, come stanno facendo i tesori nazionali per rispondere a questo mutamento, aumenta il rischio di reinvestimento.
Perché chiaramente questa è una dinamica tipica delle crisi dei paesi emergenti, attenzione, degli anni che furono, perché poi qualcosa hanno imparato.
ci sono casi come quello americano dove la spinta populista è quella di mettere in discussione la capacità, il discernimento dei banchieri centrali e quindi si arriva alla proposta di privarli di indipendenza operativa e istituzionale sino al punto di ridiventare un braccio del tesoro.
Gli argomenti sono ovviamente estremamente rozzi come si addice al populismo esempio siamo riusciti a leggere nei giorni scorsi, con tutto quello che la Fed paga di interessi sulle riserve delle banche commerciali era il caso di spendere così tanto per ristrutturare la sede centrale.
Ovviamente parliamo di ordini di grandezza che non sono neppure paragonabili.
Però tutto fa brodo di cultura per la demagogia e il populismo.
La stessa tecnica la sta usando in Regno Unito Nigel Farage.
vuole proporre come copertura delle sue mirabolanti iniziative, in caso andasse a governare, il divieto alla Bank of England di remunerare le riserve bancarie libere.
Però c'è spazio anche per attacchi da parte di soggetti tra virgolette moderati come lo stesso Bessent.
Ad esempio si rimprovera alla Fed l'errore di policy che ha definito l'inflazione post covid come transitoria si leggono accuse di buchi nella vigilanza o connivenze della Fed che avrebbe dormito nella vigilanza nel crack della Silicon Valley Bank, cose del genere, perché diciamocela tutta, i banchieri centrali sono il perfetto bersaglio del populismo, perché i banchieri centrali sono esoterici, talvolta in modo autocompiaciuto, sono necessariamente autoreferenziali, esprimono una fede nei loro modelli economici che a volte sconfina nel fideismo, una fede che spesso viene, come accade a tutte le fedi, schiaffeggiata duramente dalla realtà.
Quindi data la situazione fiscale in molti paesi stati uniti in primis, una situazione di oggettivo lassismo vista l'entità del deficit, siamo di fronte a un bivio.
Prudenza fiscale contro populismo fiscale.
La prudenza fiscale implica manovre di consolidamento che fatalmente vengono respinte dall'elettorato a ogni livello, siano esse tagli di spesa o aumento di entrate.
La reazione è il populismo fiscale.
Il populismo fiscale produce deficit, cioè lassismo fiscale, che produce curve dei rendimenti più ripide per aumento del premio a rischio inflazionistico.
A questa situazione i governi rispondono reattivamente e difensivamente accorciando la vita media del debito.
L'ultima stazione della via Crucis è l'assalto all'indipendenza delle banche centrali con la richiesta insistente, ai limiti dell'eversione, di ridurre i tassi ufficiali.
Con le buone o con le cattive, cioè con il metodo Trump che è un po' un metodo alla Don Vito Corleone.
Tutti questi assalti sono spinti dalla motivazione populista per eccellenza.
Chi non è eletto ostacola la democrazia.
Allora la domanda che segue e consegue, che ruolo avrà il mercato con questo scenario inquietante?
I cosiddetti bond vigilantes semineranno distruzione a un certo punto oppure ci sarà una sorta di appeasement almeno sin quando l'inflazione non si manifesterà in modi eclatanti perché ribadisco sui mercati nulla avviene linearmente.
Qui non si può che rispondere in un solo modo.
lo scopriremo.
So che sono risposte e considerazioni molto poco consolanti per tutti quelli che chiedono e mi chiedono ma allora cosa si deve fare, cosa si deve dire, cosa si deve pensare.
Vi ringrazio per la fiducia però io come voi sono clueless come direbbero gli anglosassoni.
Ora spostiamoci in Europa, non necessariamente nell'Unione Europea ma in Europa in senso lato.
Perché vi voglio segnalare due circostanze che sono sicuramente molto interessanti, di cui ho dato conto questa settimana.
In Regno Unito c'è un problema con l'inflazione.
L'inflazione a giugno ha toccato il 3,6% tendenziale, che è chiaramente deviante rispetto al resto dei paesi, ad esempio dell'Unione Europea.
Quali sono le determinanti di questa maggiore inflazione britannica?
E qui un articolo di Bloomberg ne ha identificate alcune.
L'energia.
Il Regno Unito è più dipendente dal gas importato rispetto alla maggior parte delle altre grandi economie.
I prezzi del gas in Regno Unito non sono tornati ai livelli pre-covid.
il gas in Regno Unito determina il prezzo dell'elettricità per più del 90% del tempo, perché secondo il sistema di pricing marginale che anche il Regno Unito utilizza, è la fonte di energia più costosa che determina il prezzo finale.
Allora io mi chiedo come mai i governi britannici non abbiano ancora affuso il proiettile d'argento del leggendario disaccoppiamento delle fonti di energia?
quello su cui in Italia c'è chi si esercita quotidianamente in filastrocche accompagnate alla chitarra durante le assemblee studentesche.
Ma a parte ciò il Regno Unito sta cercando di spingere la produzione di energia nucleare.
Attualmente la produzione nucleare di 6,5 gigawatt, il 15% del totale, intro il 2050 va portata al 25% del totale.
Però spesso accade nel nucleare in occidente, il track record del Regno Unito nella creazione di centrali nucleari è problematico.
Prendiamo due casi di grandi opere, la centrale Hinkley Point C, di proprietà dei francesi di EDF e del gruppo pubblico cinese China General Nuclear Power.
I lavori sono iniziati nel 2017, quando si prevedeva che il costo sarebbe stato di 18 miliardi di sterline e la consegna della centrale nel 2025.
Ora la previsione è che la centrale sarà attiva non prima del 2030, il costo complessivo è stato rivisto a 35 miliardi di sterline.
Motivo per cui i costruttori rischiano l'osso del collo perché il governo britannico promette impegni sui prezzi dell'energia che scattano solo quando l'impianto è in funzione.
Edef ha negoziato col governo britannico un CFD, un contratto per differenza, della durata di 35 anni indicizzato all'inflazione, che nel 2022 fissava il prezzo della generazione a ben 128 sterline per megavattora.
Questo modello di prezzo, cioè quello che produce ricavi solo dopo l'entrata in esercizio della centrale nucleare, fa letteralmente fuggire terrorizzati i privati.
E questo si è visto nella crisi dell'altro grande progetto nucleare britannico, la centrale Sizewell C.
Nel 2020, secondo le stime iniziali dei costruttori, che sono sempre EDF ed erano i cinesi di China General Nuclear Power e del governo britannico, doveva costare 20 miliardi di sterline nel frattempo è arrivata a 38 miliardi and counting.
Motivo per cui i cinesi nel 2022 hanno salutato, hanno messo lo stop loss, il rischio era che anche EDF fuggisse e l'opera rimanesse incompiuta quindi il governo Starmer ha deciso di assumere impegni di maggioranza sul finanziamento mettendoci un totale di quasi 18 miliardi di sterline.
La configurazione finale vede praticamente lo Stato britannico al 44,9 per cento, poi ci sono azionisti come la Caisse francese che mette le garanzie a beneficio di EDF, il fondo infrastrutturale Amber Infrastructure, centrica, che è la controllante di British Gas.
Però è lo Stato che ci mette i soldi.
Oltre a essere azionista di maggioranza relativa, utilizzerà il suo fondo di debito sovrano, che è il National Wealth Fund, che però non è molto sovrano perché raccoglie soldi a debito sul mercato dei gilt, raccoglierà 36 miliardi di sterline ma attenzione qual è l'inghippo cambia il modello di remunerazione perché il governo britannico ha deciso di passare alla Regulatory Asset Base RAB Con la Regulatory Asset Base le famiglie pagheranno da subito un aggravio in bolletta, cioè dall'avvio dei lavori che sono già in corso peraltro.
Questo aggravio in bolletta è stimato, non so quanto ottimisticamente, in una sterlina al mese ma è comunque soggetto ad una feroce alea, perché secondo gli accordi se il costo di Sizewell C dovesse eccedere i 47 miliardi di sterline investitori saranno liberi dall'obbligo di finanziare ulteriormente il progetto.
In quel caso subentra lo Stato che o mette i soldi mancanti o decreta la Caporetto mettendo in liquidazione il progetto indennizzando gli investitori.
Voi capite che stiamo parlando di contingenze di costo devastanti senza enormi soldi pubblici e a gravi immediati in bolletta per gli utenti, il progetto nucleare sarebbe fallito.
E questo dovrebbe far riflettere tutti i nostri entusiasti nuclearisti, molti dei quali verranno a dirvi sì ma in Corea del Sud le centrali nucleari le fanno in una settimana, in Cina le fanno in 48 ore, me l'ha detto mio cugino!
E però qui non siamo né in Corea del Sud, e non è vero che in Corea del Sud fanno centrali a tempo di record, neppure siamo in Cina!
E l'utilizzo della RAB, della Regulatory Asset Base, cioè si paga in bolletta all'inizio alla posa della prima pietra della centrale nucleare, e beh, è qualcosa che preme sull'inflazione, visto che stavo parlando dell'inflazione britannica.
Poi, Torniamo a parlare di inflazione britannica altri elementi di pressione inflazionistica beh la carenza di mano d'opera che ha fatto salire la crescita dei salari, il recupero di inflazione con gli scioperi nel settore pubblico e la retribuzione annuale regolare stava nel primo trimestre di quest'anno aumentando in Regno Unito del 5,6%.
La Bank of England giudica compatibile con un'inflazione del 2 e una crescita di produttività dell'1,1,5 un valore che ovviamente è il 3,3,5 non il 5,5.
Qui c'è in corso una decelerazione di questa tendenza ma Se altri elementi di costo della vita non dovessero moderarsi la spirale prezzi salari è pressoché certa.
Una spirale prezzi salari, comunque una crisi del costo della vita dove il governo britannico ha messo di suo.
Ci sono stati feroci aumenti di salario minimo e quindi decide una commissione indipendente, però voglio dire il governo la ratifica.
In tre anni ci sono stati aumenti di circa il 27% per i lavoratori a salario minimo, il National Living Wage per chi ha oltre 21 anni.
Ad aprile, omaggio della premiata coppia Starmer e Reeves, è scattato l'aumento dei contributi della National Insurance a carico dei datori di lavoro che ha aggiunto 26 miliardi di sterline alla massa salariale.
Parte di questo aumento è stato trasferito ai consumatori sotto forma di maggiori prezzi.
anche in Regno Unito come nel resto d'Europa e nel mondo, per motivi principalmente legati al cambiamento climatico, si sta registrando una perniciosa inflazione alimentare.
In Regno Unito a giugno l'inflazione alimentare era al 4,4% annuo.
Da inizio 2020 l'inflazione alimentare cumulata è al 36% in Regno Unito, omesso dall'inizio del 2020 perché inizio 2020 è lo spartiacque pandemico.
Ma il vero motore primo della tendenza inflazionistica dell'economia britannica è la crescita esangue della produttività.
Nel primo trimestre di quest'anno la produttività, secondo l'Ufficio Nazionale di Statistica britannico, è calata dello 0,7% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente.
La produttività del Regno Unito è inferiore nel G7 a quella di Germania, Francia e Stati Uniti è in linea con quella dell'Italia e del Canada, che sono molto deboli per non dire inesistenti, addirittura davanti a quella del Giappone, quindi un altro casino per il Giappone, la produttività che sta morendo.
Voi sapete che il PIL potenziale, il tasso di crescita potenziale del PIL, che è una sorta di limite di velocità di un'economia, cioè il tasso di crescita al di sopra del quale la crescita diventa inflazionistica, è determinato dalla somma di crescita della produttività e dall'aumento dell'offerta di lavoro in termini di ore lavorate.
Regno Unito gli alti livelli di immigrazione dal 2010 hanno sostenuto il tasso di crescita complessivo mascherando quella che è stata una pessima performance della produttività.
Qui si vede la famosa differenza tra crescita del PIL globale crescita del PIL pro capite.
La presenza di una stagnazione o recessione del PIL pro capite si ha quando un paese cresce complessivamente bene perché ha un influsso di immigrazione molto robusto ma non ha un'altrettanto robusta crescita della produttività.
poi c'è una incredibile siccità di investimenti da parte delle imprese e da parte del governo britannico che è considerata una delle principali cause della scarsa crescita, della scarsa nulla crescita della produttività dell'economia britannica dalla crisi finanziaria del 2008.
Ora Un'inflazione elevata e persistente impedisce la riduzione dei tassi di interesse, quindi mette sotto stress il bilancio pubblico e costringe a cercare risparmi con ogni mezzo, ad esempio facendo operare la predazione del fiscal drag per gonfiare il gettito d'imposta.
Ma usare il fiscal drag per aumentare il gettito nominale d'imposta è una perversa partita di giro che tra le altre cose alimenta la spirale prezzi salari, la quale spirale prezzi salari stritola tutti quelli che non hanno modo di difendere i propri redditi nominali dall'inflazione.
Questo causa nuove povertà e nuove tensioni sociali che gonfiano le vele del populismo e dei venditori di olio di serpente.
Ora pare che le prospettive inflazionistiche britanniche siano attese ad un miglioramento che però è annunciato da molto tempo e molte volte da sempre non si presenta.
Se si presenterà la Bank of England potrà ridurre i tassi.
Però attenzione perché parte di questa disinflazione rischia di provenire dalla perdita di occupazione che si sta già manifestando in modo visibile.
questi tassi di interesse, questo stock di debito, è il rischio, è un rischio molto italiano, di produrre le cosiddette palle di neve avverse, no?
Effetto stock flusso avverso, cioè il costo medio del debito eccede la crescita nominale del PIL.
Quando ciò accade il debito pubblico si autoalimenta, distrugge i bilanci pubblici, uccide il welfare e espone comunque a ricorrenti attacchi speculativi sui mercati finanziari.
Quindi data la persistenza delle pressioni inflazionistiche il Regno Unito, quella del Regno Unito è un'economia filoinflazionistica.
Peraltro non da oggi.
Era già ai tempi di Margaret Thatcher.
Regno Unito è il paese con la maggiore criticità di tutti questi eventi avversi che vi ho descritto, però resta il punto di fondo, la lezione che dobbiamo portare a casa.
L'incapacità di sviluppare la crescita della produttività resta il principale elemento di rischio per molti altri paesi, quindi vedete che in Europa ci sono molti malati e non sono tutti esclusivamente all'interno dell'Unione Europea.
Questo è utile per ancora per tutti coloro che sono convinti che il Regno Unito con la Brexit si sia salvato.
Io non so da cosa derivi questo convincimento però è un convincimento che è abbastanza radicato addirittura più in Italia che nel Regno Unito.
Il che, fatemelo ripetere, Chi è più stupido di un trumpiano americano?
Un trumpiano italiano.
Chi è più stupido di un brexiter britannico?
Un brexiter italiano.
Parliamo di un altro paese in sofferenza, questa volta nel cuore d'Europa, la Germania.
Questa settimana mi ha colpito un articolo pubblicato sul sito della Deutsche Welle si interessa del fenomeno dell'economia sommersa che pare che in Germania sia in crescita.
L'articolo intervista un esperto del mercato del lavoro che presenta proprie stime secondo le quali nel 2024 il cosiddetto settore informale cioè il sommerso tedesco valeva 482 miliardi di euro cioè più dell'intero bilancio pubblico federale e ai massimi da un decennio.
viene citata una ricerca realizzato da un economista dell'Università di Linz, Austria, che attende quest'anno un aumento dell'economia inosservata del 6%.
Secondo questo economista del lavoro la Germania sarebbe a metà classifica dei paesi industrializzati e primo posto ci sarebbe la Romania un fantasmagorico 30% del Pil che è sommerso alla Grecia sarebbe al 22% e così via.
Attenzione!
Questi numeri sull'economia non osservata variano anche moltissimo in funzione della metodologia utilizzata.
Ad esempio in molte classifiche del sommerso la Germania nelle posizioni di coda, non a centro classifica.
Il valore prevalente attribuito alla Germania oscilla tra il 10 e il 13 per cento.
Però non impicchiamoci a questo aspetto, chiediamoci piuttosto perché in Germania il tema dell'economia sommersa improvvisamente è entrato nel dibattito pubblico.
Cerchiamo nelle motivazioni, qui facciamo magari un po' di chiacchiere da bar, un po' di sociologismo spicciolo.
ritengono che il sommerso aumenti perché c'è una reazione, una ribellione all'insoddisfazione, perché i servizi pubblici hanno un rendimento scadente, i treni sono inaffidabili, strade e autostrade hanno le buche, ci sono cause di incidenti o di congestioni, questo provocherebbe secondo alcune correnti di pensiero una sorta di demoralizzazione fiscale che induce a cercare un risarcimento nel nero, cioè nella produzione di reddito non tassato.
Ma in generale, e questo forse ha delle motivazioni un po' più robuste, il sommerso pare crescere quando il reddito disponibile dopo le imposte flette in conseguenza ad esempio di rallentamenti economici che fanno venire meno gli straordinari causano anche disoccupazione, oppure anche di un aumento del prelievo tributario e contributivo.
Quindi l'idea di questa interpretazione sull'aumento del sommerso quando si riduce il reddito disponibile dopo le imposte è che c'è una sorta di teoria del reddito permanente, se mi passate questa citazione colta, in base alla quale si cerca di mantenere costanti le entrate per preservare i consumi.
conosco studi a riguardo anche perché non sono un economista accademico, quindi restiamo nell'aneddotica, tenete presente che esiste un paper per ogni tesi e un paper per ogni antitesi.
E quindi in Germania c'è questo vivace dibattito su quello che è il loro reddito di cittadinanza, una misura che si chiama Bürgergeld, che è stata creata dalla coalizione guidata da Olaf Scholz, e che ha sostituito in senso di una maggiore umanità la legge Harz 4, cui finalità, la finalità del Bürgergeld è praticamente quella di aiutare i disoccupati di lungo termine, coloro che sono inidonei su base permanente al lavoro, ma contemporaneamente di creare le condizioni per un reinserimento, per una riattivazione nel mercato del lavoro di coloro che sono potenzialmente riattivabili.
Ebbene l'erogazione del Bürgergeld è per un adulto single 563 euro mensili più il contributo di abitazione e di assistenza sanitaria.
I critici di questo reddito di cittadinanza tedesco lo considerano un pull factor, un fattore di attrazione del lavoro nero.
La sentite l'aria di casa in questo tipo di dibattito?
Sì!
Allora il Bürgergeld stato aumentato all'inizio del 2024 del 12%, primo anno di revisione dei valori monetari, è stato un aumento superiore alla crescita media delle retribuzioni e la crescita dell'inflazione.
Nel 2025, siccome la Germania era già nei guai, a inizio anno 2025 il Bürgergeld è stato a incremento zero.
Poi c'è chiaramente una situazione di penuria di lavoratori specializzati o unskilled che però coesiste con un aumento della spesa pubblica per prestazioni sociali che è giunta a oltre un terzo del bilancio federale.
La ministra del lavoro del governo Merz, che è la socialdemocratica Berbel Bass, Prevede che quest'anno la spesa per il reddito di cittadinanza salirà a 52 miliardi di euro, 5 miliardi in più dello scorso anno, di cui quasi 30 per sostegno al reddito dei 5,6 milioni di beneficiari, altri 13 miliardi per contributi di affitto e riscaldamento.
I restanti 10 miliardi vanno a misure di riattivazione e reinserimento al lavoro e le spese amministrative legate al sistema dei centri per l'impiego.
Ora la ministra socialdemocratica del lavoro del governo Merz ammette il rischio di frodi ammette anche che sono stati scoperti situazioni di sfruttamento criminale delle misure di welfare legato soprattutto all'immigrazione.
Il punto è che anche senza scomodare la tesi della criminalità organizzata queste erogazioni sembrano strutturalmente suscettibili di alimentare dei circuiti grigi in cui coesistono retribuzioni in chiaro per un numero di ore inferiore a quello effettivo, pagamenti in nero per la restante parte e integrazione di welfare.
E questo avviene tipicamente, ma guarda un po', nel settore dell'hospitality, come ben sappiamo noi italiani.
Allora, Cosa distilliamo da questo articolo e dal sottostante dibattito tedesco?
Sicuramente che il welfare nei suoi aspetti più generosi viene rimesso in discussione anche in Germania con la finalità di recuperare risorse fiscali da utilizzare altrove, dove competitività e riarmo sono i due item che balzano alla mente in questo periodo storico, però lume di logica, se vi fosse crescita, la crescita a cui i tedeschi erano abituati negli anni d'oro, anni d'oro che non torneranno, almeno per un po' di tempo, non ci sarebbero problemi di penuria di risorse fiscali, questo dibattito semplicemente non avverrebbe.
Poi un altro elemento che spinge queste riflessioni e ridimensionamento delle spese per welfare è la potenziale restrizione all'immigrazione pressante richiesta dell'elettorato.
Se si fa immigrare di meno, se si espelle di più, ammesso che ciò riesca ad avvenire, bisogna compensare riattivando con le buone o con le cattive la forza lavoro domestica.
È quello che sta tentando di fare un governo progressista come il Labour di Keir Starmer.
Però tutte queste operazioni di riattivazione degli inattivi per compensare l'obiettivo di stretta sull'immigrazione sono operazioni maledettamente complesse ad alto rischio di illusioni e delusioni, anche se comunque vanno fatte.
Quindi, dopo il dibattito di cui vi ho dato conto sul ridimensionamento della spesa pensionistica, la Germania approda al dibattito sul ridimensionamento della spesa per prestazioni sociali e del reddito di cittadinanza e al contempo evocano il tema del sommerso.
Ora io vi farò una facile previsione con questa stagnazione nel dibattito pubblico tedesco presto entrerà di forza il tema del livello penalizzante del cuneo fiscale.
Forse hai già entrato.
Tra un po' entrerà di forza, legato al tema del sommerso, il tema dell'utilizzo ampio del contante da parte dei tedeschi.
A quel punto saranno pienamente italianizzati.
Anche loro potranno dire a un certo punto noi siamo contrari a ridurre l'uso del contante perché questo danneggerebbe gli amanti che non possono andare in gioielleria a pagare in contanti.
un dibattito italiano per una malattia italiana, ma qual è la radice di questa malattia?
È uno solo, è una sola la penuria di risorse fiscali causata da una crescita che è evaporata.
Per usare una battuta di sintesi la crescita scarseggia e il welfare non galleggia.
Voi pensate cosa accadrà al dibattito pubblico tedesco se o quando dopo aver speso l'apocalisse di denaro pubblico la Germania dovesse scoprire a sua volta di avere un effetto palla di neve negativo, cioè di avere un effetto in cui il costo medio dello stock di debito supera quello della crescita nominale del PIL e autoalimenta l'indebitamento.
Quindi come vedete siamo veramente su livelli davvero molto italiani.
Allora andiamo a chiudere con l'angolo di Cialtronia, forse oggi è stato abbastanza sacrificato, la Commissione europea non demorde sul tema delle aste per le concessioni balneari, non devono esserci indennizi, come invece chiesto dal governo italiano l'idea è banale no?
Se viene fissato un livello di indennizzo tale da rendere non conveniente la partecipazione all'asta si mantiene lo status quo.
Però a me viene da dire una cosa, se l'asta, se la messa a gara della concessione fosse un'asta vera e pura, cioè dove i concorrenti, i bidder come dicono gli anglosassoni, vanno a offrire per la redditività stimata della concessione, quindi incluso il cosiddetto avviamento, il problema non si porrebbe.
Il problema si pone quando colui che mette a gara il concedente quindi l'ente locale decide o vorrebbe decidere di dire sì la mettiamo a gara però sappiate che già dovete pagare questo a titolo di indennizzo per l'avviamento che i fantasmagorici investimenti degli imprenditori balneari hanno determinato alla concessione.
L'Unione Europea, la Commissione Europea non vuole ciò.
deve esserci l'indennizzo basato esclusivamente sul valore residuo non ammortizzato degli investimenti fissi.
Abbiamo letto in settimana la presa di posizione delle coprosse che sono deluse dal governo, povere, forse ci vorrebbe un esecutivo progressista per restare padroni del campo.
Però attenzione, forse per soddisfare le coprosse e tutti in generale i gestori di stabilimenti balneari in concessione...
Il governo Meloni potrebbe recuperare usando il modello Banco BPM Unicredit e invocare il Golden Power e la sicurezza nazionale.
Qualcuno ci ha tentato e credo che fosse stato proprio Tajani a dire che bisognava impedire che i partecipanti alle gare portassero la criminalità organizzata sulle spiagge italiane che notoriamente sono completamente scevre di criminalità organizzata.
Vero?
Ecco.
poi sempre per quanto riguarda il tormentone del Golden Power su Banco BPM, una sconcezza che grida vendetta.
Mentre la Consob il giorno prima della scadenza dell'offerta aveva concesso altro tempo Unicredit si è ritirato dicendo che appunto i paletti del Golden Power rendono non perseguibile l'idea del bid di Unicredit su Banco BPM.
quindi che cosa dire beh che a questo punto bisogna festeggiare lo scampato pericolo Ora che Banco BPM ha schivato il rischio di essere preda di una banca straniera, cioè di Unicredit, e verosimilmente si accinge ad un ancor più stretto rapporto con una banca francese, cioè il Crédit Agricole, che ha il 20%, ha chiesto alla BCE di salire poco sotto il 30%, sotto la soglia OPA obbligatoria, non certo gratis et amore Dei, perché vorranno gente in CDA.
vabbè ora che abbiamo questa situazione io vorrei fare solo una domanda molto naif.
Il governo manterrà anche in questo caso il monitoraggio dello stock di BTP nelle gestioni di Anima per evitare che si riduca?
Ecco vedremo se accadrà o meno perché questo mi sembra veramente una cosa molto interessante.
Da ultimo nuovo primato storico per la profittabilità di Deutsche Bank, la banca che doveva fallire da un momento all'altro perché aveva un sacco di derivati tossici.
Fine derivato mai!
Infatti è i massimi di redditività dal 2007.
Poi se andate a guardare l'andamento della quotazione di Commerzbank vedrete che anche questi è i massimi.
la curva del prezzo dell'azione Commerz bank si è fortemente irripidita quando Commerz bank ha messo in essere delle manovre difensive per aumentare la propria marginalità e profittabilità e per espandere i propri multipli cioè per diventare un boccone indigesto a unicredit.
Morale della favola unicredit che comunque proprietaria di una robusta quota di minoranza anzi è la prima azionista di Commerz bank sta facendo i soldi comunque Commerzbank sta facendo i soldi tanto quanto Deutsche Bank e noi restiamo legati al famoso concetto che no al MES, perché i soldi dei pensionati italiani non devono andare a salvare le banche tedesche che stanno per fallire.
e con questa considerazione abbiamo terminato.
Vi ricordo che potete contribuire a questo podcast e al mio sito phastidio.net andando alla pagina phastidio.net slash donazioni.
Per le vostre comunicazioni editor at phastidio.net noi ci risentiamo al fato piacendo sabato prossimo.
Buona vita se potete.